L 'arte
GLI AFFRESCHI
I meticolosi restauri hanno riportato alla luce un patrimonio artistico di cui si era persa memoria.
A causa dello scellerato utilizzo del convento per scopi utilitaristici negli ultimi due secoli, le decorazioni, gli affreschi e le strutture avevano subito un forte degrado, perché si erano tramezzate sale, piastrellato pareti, …. Ora, varcare l'entrata del convento, è come fare un tuffo indietro nel tempo.
Fu durante i saggi eseguiti prima di avviare i lavori che si scoprì ciò che era rimasto di una grande Crocifissione tra l'intercapedine del soffitto ribassato in volta del piano inferiore dell'open space dell'unità n.2 e il pavimento del piano superiore, ossia nella chiesa primitiva del convento e precisamente sulla parete innalzata nel 1422 quando la struttura duecentesca fu ampliata.
La causa della sua distruzione fu l'incendio che avviluppò il convento nel 1511 quando l'esercito papalino assediò la città. Il volto del Cristo sparì sotto il muro del dormitorio eretto subito dopo.
La necessità di consolidare le strutture murarie e la volontà di salvare l'affresco -memoria unica e impareggiabile per la sua strepitosa bellezza, per la forza che sprigiona e per il messaggio teologico che illustra nei cartigli a caratteri gotici- ce lo restituiscono intatto sull'intonaco originale staccato per intero (in tutto il suo spessore) dal muro di mattoni.
Al giovane Michele di Matteo si deve la parte sinistra dove l'oracolo dice a Zaccaria ciò che deve riferire a re David, mentre di Giovanni Martorelli è la parte di destra dove i volti di Elia e Geremia sono di un'espressività unica.
Sulle pareti del portico centrale si susseguono, come fossero fotogrammi dai colori sgargianti, i fatti salienti della vita di Giovanni Colombini che la missione dei Gesuati fondò a Siena alla metà del '300. Essi si uniformano alla moda rinascimentale iniziata da Raffaello, per questo, come nelle stanze vaticane, per dare enfasi alle scene vediamo porticati rinascimentali e abiti antichi anziché medioevali. Furono dipinte da Lattanzio Gambara e Benedetto da Marone.
La nostra storia inizia accanto ad una lunetta col Padreterno dipinto sul muro eretto nel '200 che poi si ingrossò.
Essa incornicia ciò che rimane dello strato più profondo della pittura (sinopia), il disegno e il colore che per primo fu posato sull'intonaco fresco. Accanto ad essa si vede Giovanni Colombini di spalle mentre solleva un malato che giace per strada.
Nella scena seguente, Gesù bambino è sul letto del sant'uomo. E' qui espresso l'assunto evangelico: ciò che fai al sofferente, lo fai a me. Proseguendo, si vede il Beato in preghiera davanti ad antica immagine della Madonna riquadrata da lunetta ingentilita da decorazione successiva.
Seguono, sulle pareti dell'unità n°3 e sotto il vestibolo del portico sull'angolo del chiostro ciò che resta della narrazione del suo pellegrinare di città in città.
Nell'unità n.8 fanno capolino i volti dei confratelli del Beato mentre si affrettano a raggiungere il porto dove stava per approdare papa Urbano V, come si vede in alto a destra. E' opera di Amico Aspertini che fu posto nel parnaso degli artisti bolognesi già dai suoi contemporanei.
Nell'unità che segue si vedono i frati genuflessi innanzi al Papa. Poi voli di angeli ci accompagnano al momento in cui il Beato rende l'anima al Signore. E nella dolcezza dei volti dei confratelli, è impossibile non cogliere la maniera del giovane Guido Reni.
L'unità n°5 e seguenti sono le antiche stanze di rappresentanza del priore, da qui la ricchezza dei soffitti. Ai Santi è sempre riservato l'occhio centrale della volta. Tra racemi e foglie sono narrati episodi delle favole di Esopo, come quello della volpe e dell'uva. Lo stile pittorico è quello più in voga all'inizio del '600, quello di Cesare Baglioni.
IL RESTAURO
Dopo un’ampia e lunga campagna di stratigrafie e di ricerca che ha portato alla scoperta dei numerosi affreschi descritti nella parte storica si sono eseguiti i restauri degli apparati decorativi ritrovati con le modalità seguenti: Il primo intervento è stato un preconsolidamento e una velinatura di tutte le superfici interessate provvedendo a salvaguardare i numerosi lacerti di affresco creando dei bordini di contenimento con impasti a base di sabbia e calce, poi, utilizzando apposite siringhe si sono iniettate malte compatibili, facendo riaderire il supporto della decorazione al muro.
Una volta ultimato il lavoro di preconsolidamento, si sono potuti rimuovere i residui di colore che celavano le pitture, operazione in parte eseguita a strappo e successivamente rifinita a bisturi. Dopo il lavoro di discialbo si è intervenuti sulla pellicola pittorica con la pulitura, eseguita a base di impacchi di polpa di carta, acqua deionizzata e bicarbonato d' ammonio, rimuovendo così vari strati di sostanze grasse e proteiche presenti in superficie, riportando i colori originali al loro antico splendore.
Le stuccature sono state eseguite con impasti a base di sabbiella gialla e calce, in modo da ricreare nelle zone mancanti di intonaco la superficie adatta al ritocco pittorico, eseguito utilizzando la tecnica “ a chiudere” con velature sovrapposte di colori a tempera.
Relazione storica a cura della dott.ssa Manuela Rubbini